IL 10 LUGLIO SCOMPARIVA ALBERTO TALEGALLI: GRAZIE SOR CLEMENTE!

Il Comune e il Festival non ti ricordano, io sì

di Manuele Fiori

Ci ha resi orgogliosi di essere spoletini. Ha il primato di avere portato Spoleto e la spoletinità in radio e in televisione. Eppure non viene mai ricordato abbastanza questo suo merito. Sono passati 58 anni da quella disgrazia e, forse, la sua storia meritava più ascolto.
Chi scrive non può averlo ovviamente conosciuto ma, complice i racconti del suo primo Maestro e direttore responsabile Sandro Morichelli e di un altro amico speaker radiofonico che ne ha ri-esaltato le gesta come Gianfranco Campana, è come se lo avesse conosciuto e vissuto.
Alberto Talegalli era uno di quegli spoletini che poteva dire di avercela fatta. Un vero vip del suo tempo; un tempo in cui le cose si facevano per passione, senza nemmeno pensare alla fama o al successo, tantomeno ai soldi. Si facevano perché ci si credeva e basta, oltre che per far brillare gli occhi di chi, in te, ci credeva veramente.
Era un nostro concittadino perché era nato e vissuto proprio a Spoleto, dove, da famiglia di artigiani, iniziò a lavorare. Poi, complice un cambio di ròtta, diventò pendolare per Terni ma, anche mentre lavorava nella città dell’acciaio, manteneva sempre quella sua passione per il teatro, la poesia, la comicità che iniziò a diffondere grazie al mondo della radio.

Nato il 2 ottobre del 1913, debuttò negli anni ’50 con una serie di sketch nel programma Rosso e nero del celebre Corrado Mantovani. Il suo cavallo di battaglia era il Sor Clemente un campagnolo arricchitosi grazie ad un’eredità che si trasferisce ai Parioli ed entra in contatto con l’alta società. Il personaggio è affiancato da Gerza, gelosa moglie e da zio Angelino (al cinema interpretato dall’attore romano Virgilio Riento).
La sua comicità era genuina, efficace per il pubblico del tempo e, soprattutto, basata sul forte accento spoletino che, per forza di cose, debuttò in radio e in tv grazie a lui. Con Alberto vinceva la spontaneità della nostra identità. Vinceva quell’Italia di poche pretese che voleva tornare a ridere dopo la Grande Guerra, dopo le troppe lacrime che la storia ci aveva imposto di versare e la fame che ci aveva fatto patire. Era umano e ruspante come il suo tempo e la sua generazione.
“Alberto Talegalli non è stato un comico dialettale – scrive Enrico Vaime nella prefazione de “Le avventure del Sor Clemente” – come superficialmente qualche distratto può aver sostenuto. Non è stato una maschera, ma un umorista vero e cioè un uomo intelligente e sensibile che, in più degli altri sensibili e intelligenti, ha avuto il dono dell’ironia”.
Quando nacque la televisione, da comico e prim’attore pioniere del tubo catodico, realizzò una trentina di film, nella stagione ’58-’59 ottenne perfino la conduzione di un programma radiofonico serale, tutto suo, l’Alberto Talegalli show.

Il 7 luglio 1961 in piazza Duomo venne organizzata una festa spettacolo per i cinquant’anni di Giancarlo Menotti con la presenza di Alberto Talegalli, festeggiatissimo e pimpante. Da un po’ di tempo Sor Clemente veniva invitato in parecchie città d’Italia per raccontare le storielle paesane da lui vissute a Pincano, piccola frazione del Comune di Spoleto, eletta a suo domicilio. Quella sera Talegalli si trovò tra gli spoletini e il festival per l’ultima volta, applaudito e complimentato da tutti.
Purtroppo, la sua carriera in ascesa venne bruscamente fermata da un fatale incidente automobilistico nei pressi di Fossato di Vico, appena tre giorni dopo, il 10 luglio del 1961 quando, di ritorno dal Grand Hotel di Rimini dopo un riuscitissimo spettacolo, in viaggio insieme ad altri suoi due amici spoletini, perse la vita insieme a loro. Alberto aveva solo 47 anni.
L’automobile con i tre spoletini urtò contro un ponticello sistemato sul lato sinistro della statale Flaminia e, balzata indietro di sei metri, non lasciò scampo a nessuno degli sventurati.
Le esequie avvennero il 12 luglio in un’affollatissima piazza San Gregorio.
Speriamo di non dover essere più solo noi giornalisti a dover tenere memoria di un personaggio come Talegalli, mai ricordato né dalle varie amministrazioni comunali succedutesi né dal Festival, per il quale si era mobilitato in più occasioni con enorme pubblicità in favore dello stesso.